Le febbri emorragiche virali (Viral Hemorrhagic Fevers, VHF) sono infezioni sistemiche caratterizzate da febbre ed emorragie. Sono provocate da virus ad RNA dotati di capside ed appartenenti a 4 differenti famiglie: arenavirus, filovirus, bunyavirus e flavivirus. I virus VHF sono potenziali armi biologiche per le loro proprietà infettive, per l'elevata morbilità e mortalità delle malattie da essi causate e per l'assenza di terapia specifica e di vaccinazione.
Trasmissione
I virus VHF devono dipendere da un ospite animale o da un insetto per la loro sopravvivenza e trasmissione, e sono geograficamente confinati nelle aree in cui risiedono i loro ospiti. L'uomo contrae la malattia quando viene a contatto con ospiti infetti o insetti vettori, e non rappresenta un serbatoio naturale di infezione. La trasmissione interumana, sebbene rara, è un'ipotesi che può verificarsi.
Sintomi
La carica virale per determinare l'infezione sembra essere bassa, e la sintomatologia abbraccia uno spettro che va da una serie di malattie acute lievi quali febbre, cefalea, mialgie, eruzioni cutanee, neutropenia e trombocitopenia, ad altre ben più pericolose quali un improvviso danno al sistema emodinamico e shock.
Patogenesi
I meccanismi patogenetici delle febbri emorragiche non sono ancora del tutto chiari. I virus entrano nel torrente circolatorio mediante diverse vie, che vanno dalla puntura di insetti all'inalazione o esposizione di mucose.
Le manifestazioni emorragiche sono provocate da trombocitopenia, gravi alterazioni delle piastrine o delle cellule endoteliali.
Si verifica anche un aumento della permeabilità vascolare. Possono comparire necrosi ed emorragia in molti organi, e spesso compare una degenerazione epatocellulare.
L'infezione da parte di questi virus stimola la produzione delle citochine, che possono contribuire a determinare gravi effetti citopatici o coagulazione intravascolare disseminata (CID).
Terapia
Attualmente non si conoscono terapie farmacologiche efficaci.
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