Effetto Magnus: il tiro ad effetto nel calcio è derivato dalla fluidodinamica

Il tiro ad effetto, ovvero quella particolare traiettoria che il calciatore imprime alla palla per sorprendere il portiere avversario, è semplicemente un evento fisico noto come effetto Magnus. Il suo nome lo si deve a Heinrich Gustav Magnus, il fisico e chimico tedesco che per primo lo descrisse nel 1852. La branca della fisica di  pertinenza di questo effetto è la fluidodinamica.

Prima di procedere dobbiamo precisare che un corpo che è contemporaneamente in rotazione sul proprio asse ed in movimento all'interno di un fluido (l'aria, al pari dell'acqua, è un fluido a tutti gli effetti), riesce a trascinare con sé lo strato di fluido immediatamente a contatto con la sua superficie; a sua volta questo strato determina il trascinamento dello strato attiguo e così via, con la formazione di strati di fluido rotanti su circonferenze concentriche. I flussi di aria che lambiscono il corpo (in tal caso la palla) sono diversi sulle due facce (superiore ed inferiore o destra e sinistra) a seconda del verso di rotazione del corpo, grazie al trascinamento del fluido attorno al corpo stesso.
Quindi, ricapitolando, i flussi di aria che lambiscono la palla sono quelli determinati dalla rotazione della stessa, a cui si aggiungono quelli derivanti dal flusso di aria dell'ambiente. Ne deriva che dove le correnti sono concordi la velocità dell'aria aumenta, mentre diminuisce dove si contrastano. Questo  fa si che da un lato del pallone l'aria è rallentata, mentre dall'altro è più veloce. A tutto questo si aggiunga che sul lato a minore velocità la pressione è più alta, mentre in quello a velicità maggiore, la pressione è più bassa; il lato a pressione maggiore determina la portanza, ovvero il movimento laterale a parabola della sfera.

Il risultato dovrebbe essere pressappoco quello del video. Dal secondo 45 la visione è d'obbligo!

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