L'alcool etilico o etanolo viene ingerito in bevande alcoliche come birra, vino e distillati. Nei bevitori occasionali, un livello ematico di circa 200 mg/dl provoca già ebrezza, mentre per valori che oscillano sui 300-400 mg/dl, si verificano coma, arresto respiratorio e morte. Discorso diverso viene fatto per i bevitori abituali, che invece riescono a tollerare livelli ematici di alcool fino a 700 mg/dl.
L'etanolo viene metabolizzato ad acetaldeide dall'alcool deidrogenasi nella mucosa gastrica e nel fegato, e dal citocromo P-450 e catalasi nel fegato. A sua volta l'acetaldeide viene convertita in acido acetico dall'aldeide deidrogenasi.
L'aldeide deidrogenasi è un enzima polimorfo, il che vuol dire che la sua attività non è la stessa per tutte le classi di consumatori: cinesi, vietnamiti e giapponesi hanno una minore quantità di questo enzima, il che li rende i meno tolleranti all'etanolo. Le donne sono meno tolleranti degli uomini (indipendentemente dall'etnia), per cui a parità di quantità di alcool assunte, presentano livelli ematici più elevati della controparte maschile.
Gli effetti tossici dell'etanolo interessano vari organi e tessuti, con le conseguenze illustrate di seguito.
Fegato.
1. Degenerazione grassa, ovvero una situazione acuta e reversibile per i bevitori occasionali, ma che in condizioni croniche determina un ingrandimento del fegato (epatomegalia) per eccessivo accumulo di grasso; i meccanismi biochimici alla base dell'accumulo di grasso sono i seguenti:
- aumentato apporto di acidi grassi liberi al fegato
- il metabolismo di etanolo ed acetaldeide promuove un accumulo di NADH, che a sua volta stimola la biosintesi lipidica
- l'ossidazione degli acidi grassi nei mitocondri è ridotta
- l'acetaldeide si lega alla tubulina, compromette la funzione dei microtubuli, il che determina una riduzione del trasporto delle lipoproteine di origine epatica.
2. Epatite alcolica acuta; in tal caso benchè la situazione sia ancora reversibile, i danni iniziano ad essere un po' più ingenti; compaiono febbre, dolore alla palpazione epatica ed ittero. Si assiste alla necrosi epatocellulare attorno alla vena centrale, con conseguente ipossia.
3. Cirrosi alcolica; il fegato diviene duro alla palpazione, rimpicciolito, con la formazione di micronoduli di epatociti rigeneranti circondati da dense bande di collagene. La cirrosi, se conseguente ad episodi di consumo cronico può divenire fatale; può essere accompagnata da ipotrofia muscolare, ascite, emorragia gastrointestinale e coma.
Sistema nervoso.
Nei bevitori cronici si assiste ad una riduzione della tiamina, che in tal modo determina degenerazione delle cellule nervose, gliosi reattiva, atrofia del cervelletto e dei nervi periferici. Essa provoca atassia (perdita della coordinazione muscolare), disturbi cognitivi, oftalmoplegia (blocco della muscolatura volontaria ed involontaria dell'occhio), nistagmo (movimenti oscillatori e ritmici del bulbo oculare), altri disturbi caratteristici della sindrome di Wernike.
Sistema cardiovascolare.
L'abuso cronico di etanolo causa cardiomiopatia (malattia degenerativa del cuore che ne causa la dilatazione); gli effetti vasopressori dell'etanolo causano ipertensione. Paradossalmente i bevitori moderati beneficiano degli effetti protettivi dell'etanolo sul sistema cardiovascolare, con aumento delle HDL (detto in gergo grasso buono) ed una diminuzione nell'aggregazione piastrinica.
Tratto gastrointestinale.
Si registrano casi di gastrite acuta, pancreatite acuta e cronica.
Muscolatura scheletrica.
Rabdomiolisi, ovvero rottura dei miociti.
Apparato riproduttivo.
Si verificano in casi di consumo cronico di etanolo atrofia dei testicoli e riduzione della fertilità in entrambi i sessi; le donne inoltre possono andare incontro a casi di aborti spontanei i cui meccanismi sono tutt'ora sconosciuti.
Sindrome alcolica fetale.
Si tratta di una sindrome riconosciuta per la prima volta nel 1968 e caratterizzata da ritardo nella crescita e nello sviluppo, compresi microcefalia, dismorfismo facciale, ritardo mentale, ipoplasia mascellare e disfunzioni dell'apparato genitourinario. Pare che in questa patologia sia implicata l'acetaldeide, che attraversando la placenta vada a danneggiare il cervello del feto.
Cancro.
Sebbene l'alcool non sia direttamente un cancerogeno, il consumo di bevande alcoliche aumenta il rischio di contrarre il cancro della cavità orale, della faringe, dell'esofago, del fegato e probabilmente della mammella. Anche in tal caso sembra che sia l'acetaldeide ad agire da sostanza favorente il tumore.
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