Malattia di Tay-Sachs: una comune forma di gangliosidosi GM2

La malattia di Tay-Sachs è una malattia autosomica recessiva ed anche la forma più comune di gangliosidosi GM2, ovvero un gruppo di tre malattie da accumulo lisosomiale, provocate da incapacità di catabolizzare i gangliosidi GM2; deriva da mutazioni che interessano il locus della subunità α sul cromosoma 15 che causano un grave deficit di esosaminidasi A.

L'esosaminidasi A è assente in tutti i tessuti esaminati, quindi l'accumulo del ganglioside GM2 si verifica in tutti i tessuti, ma quelli maggiormente colpiti sono i neuroni del sistema nervoso centrale ed autonomo e la retina.

Morfologia
Da un punto di vista istologico, i neuroni sono rigonfi di vacuoli citoplasmatici, ciascuno dei quali costituisce un lisosoma dilatato e pieno di gangliosidi.
Si formano anche delle inclusioni citoplasmatiche, come delle strutture raggomitolate all'interno dei lisosomi, costituite da strati concentrici di membrane (a bulbo di cipolla). Successivamente si verifica la distruzione dei neuroni, la proliferazione della microglia ed un accumulo di lipidi complessi nei fagociti all'interno della sostanza cerebrale.
Le cellule della retina sono ripiene in maniera analoga di gangliosidi GM2, ed a livello della macula compare una chiazza di colore rosso ciliegia, che rappresenta l'enfatizzazione del normale colore della coroide maculare in contrasto con il pallore prodotto dalle cellule gangliari rigonfie nel resto della retina.

Clinica
Il quadro clinico della malattia di Tay-Sachs è piuttosto vario in quanto sono stati identificati diversi alleli nei locus della subunità α. I neonati, alla nascita sembrano normali, per poi manifestare i segni della malattia partendo dai 6 mesi di vita; si presentano mancanza di coordinazione motoria ed ottundimento mentale che evolve in flaccidità muscolare, cecità e demenza progressiva. Entro un paio d'anni si raggiunge uno stato vegetativo, seguito dalla morte, che generalmente non giunge oltre il terzo anno.

La diagnosi prenatale e l'individuazione dei portatori sono possibili tramite dosaggio enzimatico e deficit del DNA.


Bibliografia: Le basi patologiche delle malattie, Robbins e Cotran

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